Oggi ho letto questo articolo su Repubblica, firmato Roberto Saviano.
Un pezzo intenso che vi consiglio assolutamente di leggere. Non tanto per l’accusa alla Chiesa o ai politici, che hanno strumentalizzato Eluana per ribadire le loro posizioni o cercare consensi, ma perché punta i riflettori su un tema molto importante: la capacità di percepire il dolore. L’empatia verso la sofferenza altrui è un dono difficilissimo da possedere, perché ognuno di noi è imprigionato nel suo quotidiano e riesce solo a scorgere ciò che gli succede attorno. I
l “se capitasse a me” non funziona mai, perché quel “se” ha già scavato un baratro tra il nostro egoismo e il dolore delle persone che ci circondano. La verità è che non siamo capaci di scavalcare questo baratro e, in alcuni casi, neppure non ci interessa. E’ più semplice stare di qua dal fossato e vivere l’illusione mediatica che queste cose non potranno mai accadere a noi.
Che non vivremo mai sulla nostra pelle quell’esperienza. Che non ci ammaleremo. Che non soffriremo.
Ma poi, un giorno, senza un motivo, senza una spiegazione, più o meno aggrappati alla nostra fede, ai nostri simulacri, il destino ci schiaffa al di là del baratro. Noi, o un nostro caro.
Allora, cosa faremo?
Un pezzo intenso che vi consiglio assolutamente di leggere. Non tanto per l’accusa alla Chiesa o ai politici, che hanno strumentalizzato Eluana per ribadire le loro posizioni o cercare consensi, ma perché punta i riflettori su un tema molto importante: la capacità di percepire il dolore. L’empatia verso la sofferenza altrui è un dono difficilissimo da possedere, perché ognuno di noi è imprigionato nel suo quotidiano e riesce solo a scorgere ciò che gli succede attorno. I
l “se capitasse a me” non funziona mai, perché quel “se” ha già scavato un baratro tra il nostro egoismo e il dolore delle persone che ci circondano. La verità è che non siamo capaci di scavalcare questo baratro e, in alcuni casi, neppure non ci interessa. E’ più semplice stare di qua dal fossato e vivere l’illusione mediatica che queste cose non potranno mai accadere a noi.
Che non vivremo mai sulla nostra pelle quell’esperienza. Che non ci ammaleremo. Che non soffriremo.
Ma poi, un giorno, senza un motivo, senza una spiegazione, più o meno aggrappati alla nostra fede, ai nostri simulacri, il destino ci schiaffa al di là del baratro. Noi, o un nostro caro.
Allora, cosa faremo?
Ho letto l'articolo di Saviano ed i tuoi commenti. sono totalmente d'accordo.
Stefano
Letto, e lo condivido.
Invece la tua domanda ha, purtroppo o per fortuna, una non difficile risposta: tireremo avanti, come meglio sapremo fare. 🙂
L'articolo di Saviano lo condivido in pieno, un bel pezzo di giornalismo.
X-Bye
Letto l'articolo; riporta lo stesso pensiero che avevo espresso nel tuo intervento precedente.