Tanto per capire di cosa si tratta, sotto trovate una breve definizione tratta da wikipedia:
Il cliffhanger è un espediente narrativo usato in letteratura, nel cinema, nelle serie televisive e in altre forme di fiction, in cui la narrazione si conclude con una interruzione brusca in corrispondenza di un colpo di scena o di un altro momento culminante caratterizzato da una forte suspense.
La prima volta (più o meno consapevolmente) che ho utilizzato il cliffhanger è stato in Estasia – Il Sigillo del Triadema. Lo scopo era quello di facilitare il lettore nel seguire le tre storie parallele, in modo tale riuscisse facilmente a ricordare il breakpoint del precedente filone narrativo. Il rovescio della medaglia era però evidente: la suspense spingeva il lettore a “saltare” una storia per sapere cosa accadeva nella successiva.
Stesso problema nell’Aurora delle Streghe dove, sebbene non ci siano storie parallele, era un alternarsi tra la narrazione passata e quella presente, per poi ricongiungersi idealmente nella scena descritta nel prologo.
Con Nemesis è stato più semplice, perché le due voci narrative seguivano un continuum temporale, sebbene da due punti di vista diversi. La stessa cosa troverete più o meno nel seguito di Nemesis, con qualche altra particolarità, ossia un “rewind” temporale. Cambiando il PoV da Ellen a Kevin in un cliffhanger, in alcuni casi ho spostato la narrazione “indietro” di qualche minuto, per poi proseguire dall’interruzione precedente. Be’ se avete letto il terzo libro di Estasia, sapete a cosa mi riferisco.
In questo caso non si rischia l’affezionamento del lettore, che preso dalla curiosità si disinteressa alla storia successiva, ma lo spinge a rivivere l’avvenimento da un’altra prospettiva, magari con qualche dettaglio in più che in precedenza gli era sfuggito o che io, volutamente, avevo inserito come secondario.
Ok, vi ho confuso bene bene le idee?
Tutto chiaro, è evidente che…ma, aspetta un momento, suonano alla porta, torno subito…
Buonasera, qui è la polizia postale, le notifichiamo che abbiamo appena tratto in arresto il pericoloso criminale che scriveva sul suo sito. Comunque gradiremmo anche sentirla in qualità di testimone. Ci faremo vivi al più presto.
O_o
Eh? Sarà l’ora tardi e sono stanco… ma mica ho capito che ti è successo 🙂
Ma, ma…insomma…era un esperimento casalingo di cliffhanger in un commento 😛
Ops! Vedi, sono un po’ tardo oggi 🙂
Devo ammettere che ho un debole per i cliffhanger *__*
Concordo perfettamente sul problema che hai esposto, che poi è lo stesso di Martin. Leggendo “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, ho saltato tutta la parte di Jon Snow proprio per questo motivo.
Nel mio romanzo uso un solo POV e non uso flashback (tranne nell’epilogo, che tra l’altro è in seconda persona). Uso un cliffhanger nel finale, per aumentare l’attesa del seguito.
Ecco, come “collante” tra i libri di una trilogia/saga lo trovo perfetto. Aumenta la suspense per il seguito.
Ps: No, non mi hai confuso per niente le idee XD L’ho studiato la scorsa estate con il manuale di scrittura di Jessica Page Morrell XD