Chissà, forse a volte la rete non è così inutile come molti dicono. Il tam tam dei lettori, le opinioni, le critiche. Forse tutto questo serve a qualcosa.
Ieri mattina leggevo la notizia che la Gargoyle Books edizioni era diventata un editore a “doppio binario”, ossia aveva varato una (sola) collana con richiesta di contributo da parte degli esordienti. La notizia era rimbalzata su Writers Dream, quindi su Facebook , Twitter e vari blog.
Ovviamente le reazioni sono state immediate: delusione e amarezza. Perché la Gargoyle è sempre stata un’ottima casa editrice, attenta ai contenuti e al packaging del libro. Cosa è successo quindi?
Con molta probabilità la crisi, che non risparmia il settore editoria dove, benché si salvino alcuni generi (ragazzi), quelli di nicchia (come il fantasy e l’horror) sono penalizzati fortemente. E la Gargoyle non è una casa editrice generalista, pubblica proprio quei generi letterari.
E’ una giustificazione? Certo che no. Non sono un imprenditore, ma avrei preferito delle soluzioni alternative che tamponassero le perdite. Che ne so, una collana super commerciale, che potesse “far cassa” e permettere la pubblicazione di libri meno immediati. Oppure una bella lettera aperta, del tipo: “Siamo in crisi, aiutateci comprando un nostro libro, altrimenti rischiamo di chiudere”. Ecco, io l’avrei fatto a occhi chiusi.
Ma cedere all’editoria a pagamento non lo accetto. Tanto più perché vedo un sottigliezza che a molti è sfuggita: la Gargoyle poteva creare una casa editrice satellite, Pincopallo editore, con la politica di editore a pagamento. Ma non l’ha fatto, perché un esordiente è invogliato a dare il suo contributo per una pubblicazione con marchio “Gargoyle”, se si fossero presentati come Pincopallo la concorrenza sarebbe stata agguerritissima (specie con Albatros / Il Filo editore).
Quindi, grande delusione, perché come ho scritto più volte non è editoria. E’ sporco business e truffa.
Sempre ieri, le cose sono cambiate: la Gargoyle ha deciso di tornare sui suoi passi. Ecco il comunicato.
Che ne dite, serve o non serve internet?
Queste sono le piccole gioie della vita.
Quello che è successo mi lascia piuttosto perplesso: mi sembra strano che un editore decida una certa politica aziendale (il doppio binario) e poi torni sui propri passi così, come se nulla fosse. Scelte di quel genere, cambiamenti di rotta così radicali, sono obbligati da cause di forza maggiore (la crisi? Può darsi…) e spesso non ci sono alternative (o meglio, l’alternativa è il fallimento). Mi piacerebbe pensare che Internet ha fatto il miracolo, ma non ci riesco. E’ tutto molto strano, no?
Quando all’idea di creare un’azienda satellite a pagamento mi suona un po’ come il meccanismo della “bad company”: una pratica aziendale di gran moda in Italia ma, a mio parere, deprecabile.
Andrea, più del comunicato che hanno lasciato su Facebook non saprei che dire. Certo, altrove io ho affermato che dal momento in cui la Gargoyle sarebbe diventata a doppio binario non avrei più acquistato i loro libri. Forse non sono stato l’unico? chissà, i motivi possono essere i più disparati.
Sul discorso casa editrice satellite ovvio che sia deprecabile (così come hanno fatto altri editori, mai sentito parlare di LeggereEditore?), ma era solo un mio dubbio al quale cercavo di dare risposta (cioè, perché insozzare il marchio Gargoyle e non crearne un altro?)
Boh, forse sono io che faccio della dietrologia per niente. L’importante è che siano tornati sui loro passi, il resto saranno affari loro che, giustamente, tengono riservati.
@Andrea – Non è dietrologia, ma credo che non lo sapremo mai. Resta comunque un brutto passo, anche se sono tornati indietro.
Purtroppo, siamo sempre alle solite: se tutti coloro che hanno mandato manoscritti alla Gargoyle avessero acquistato almeno un loro libro, non sarebbero affatto in crisi. Ma si sa come funziona, tutti scrivono, tutti criticano, tutti hanno un blog, tutti insultano basandosi su un estratto online. Così, tanto per.
E in pochi leggono.
L’editoria è imprenditoria. Ed essendo che di veri imprenditori, capaci di fare, ce ne sono veramente pochi, si segue l’andazzo attuale, scegliendo la via più facile e immediata, quella che dà soldi subito. Peccato che a non avere basi solide, non si va molto lontano. E il discorso della crisi, su cui i cosidetti “imprenditori” hanno tanto giocato, è solo un modo per cercare di sfruttare a proprio favore una situazione negativa sulle spalle altrui; un modo per non impegnarsi o perché non capaci di fare il proprio lavoro o perché si è approfittatori.
Sul tornare sui suoi passi è semplice: si prova a fare la furbata, se la gente non protesta, accettando quello che viene senza fiatare va tutto bene. Ma se qualcuno si ribella e mostra le cose come stanno, smacherando il gioco, allora si torna indietro, perché una cattiva pubblicità fa perdere punti e soprattutto guadagni.
Francesco, non ho capito un tuo discorso nei commenti, quando parli dell’invio di manoscritti a una casa e dell’acquisto di libri della stessa. Puoi spiegare meglio? Così sembra che chi invia un’opera in valutazione a un editore deve comprare dei suoi libri: non penso che sia questo il tuo discorso, ma vorrei capire se era un riferimento particolare o solo un modo di dire.
Più mi interesso alle dinamiche aziendali delle CE e meno ci capisco: ci sono talmente tanti problemi in così tanti momenti diversi del ciclo produttivo del libro (a dire il vero anche prima e dopo la realizzazione) che, se toccasse a me, non saprei da dove cominciare a rifare tutto. Anche perché, come giustamente dice M.T., le CE ricalcano l’andazzo generale dell’imprenditoria italiana (non è che sono loro a funzionare in modo strano, sono proprio le aziende italiane a essere strane!). La compressione dei costi del lavoro (addirittura, nel caso delle CE a pagamento, i debiti vengono scaricati sui lavoratori stessi: gli autori) significa anche sminuire il valore del lavoro (su cui non si vuole più investire pretendendo comunque un ricavo): ne risultano libri “invisibili” che, sotto il profilo economico, non soddisfano nessuno (l’autore in primis) tranne l’editore. L’editoria è un settore strategico per uno Stato civile, e quindi mi domando se non dovrebbe esserci un intervento o una partecipazione dello Stato più decisa e importante (anche da un punto di vista decisionale). Poi però penso che siamo in Italia e… be’, senza offesa per nessuno, ma lo sappiamo bene chi ci rappresenta in Parlamento. Non so se sia il caso di affidare il gregge al lupo cattivo! Come diavolo se ne esce?
@M.T. – No, Mirko, sulla tua prima affermazione non sono affatto d’accordo. Non mi pare che la Gargoyle abbia scelto la strada più facile, tutt’altro. L’ha scelta un editore come Fanucci, che pubblica 99 porcherie e 1 libro valido, e crea case editrici satelliti dedicate agli ormoni impazziti delle adoloscenti.
La crisi c’è eccome, e il mercato librario ne sta risentendo. Per gli editori piccoli e indipendenti come Gargoyle, schiacciati dalla distribuzione e promozione, dedicati a un genere che è di nicchia, i problemi sono ovvi.
@M.T. – No, l’hai capito abbastanza bene. In tutta onestà se invio un manoscritto a un editore, è perché conosco la sua collana, come sono fatti i libri ed editati, visto che desidero una pubblicazione con loro. Ergo, ho letto almeno un loro libro.
Ma non è così. Come scrivevo post addietro, l’invio è broadcast, spesso attingendo a qualche bellissimo excel. E spesso mandando un fantasy a chi pubblica solo ricette di cucina (che vendono di più, si sa).
Infine, il concetto era sempre il solito: esistono più esordienti che lettori.
@Andrea – Andrea, non cadiamo però nel luogo comune “italietta”. All’estero si verificano situazioni analoghe alle nostre. Sennò sembra che al di là delle alpi e del mare sia tutto rosa e fiori. Anzi, in genere la pratica italiana è quella di copiare modelli stranieri, non inventarne dei nuovi.
Esistono dei finanziamenti regionali agli editori, ma qui cadiamo su un argomento rognoso e politicizzato.
Il punto principale, che invece vorrei segnalare, è un altro. La mia paura è che stiamo muovendo verso la fine dell’editoria indipendente. Lasciamo stare le CE a pagamento, parlo dei piccoli editori seri che, non volendo sottostare alle logiche di un gruppo, decidono di correre da soli. E che poi, ovviamente, cedono sotto il peso di una distribuzione che non li valorizza.
@Francesco Falconi – A dire il vero, criticando il malcostume politico italiano, non intendevo lodare le amministrazioni pubbliche straniere. Forse mi sono spiegato male: non sono così ingenuo da credere che all’estero sia tutto rosa e fiori 🙂 Io non saprei dire se stiamo assistendo alla fine dell’editoria indipendente, credo però di poter dire che manca una strategia di rilancio (che, a mio avviso, considerando la situazione non può che essere coraggiosa) del settore. Non vogliamo l’intervento pubblico, vogliamo che se la cavino i privati: benissimo, ma si scatenerà la “selezione naturale”, il mercato (e non solo quello) pretenderà le sue vittime scarificali. Questo non possiamo nascondercelo.
E probabilmente rimarranno solo i gruppi di librerie e di editori. Davvero un peccato.
In parte è già così, del resto.
Francesco: anche in questo caso Internet ha avuto un ruolo “destruens”, ovvero: “Editore! Fai come diciamo noi!” (uh, a proposito, poi bisogna vedere i retroscena… non è stata la punta dell’iceberg a far fuori il Titanic). Come mai Gargoyle aveva fatto quella scelta? Zero soldi. Ovvero: troppe poche vendite. Crederò nell’efficacia di Internet quando vedrò un “Editore! Non hai soldi? Domani compriamo noi i tuoi libri! così ti diamo una mano e incentiviamo l’editoria di qualità”. E questo, come immagino tu sappia bene, non succederà m_a_i.
Fra tre mesi saranno a capo di prima.
@G.L. – Ti odio. Mi lasci per un solo giorno, una sola ora, un solo minuto, un solo secondo, pensare in positivo e credere che contiamo qualcosa? 🙂
Ok, no.
Ora, i dubbi sono leciti, ma se fosse stato tutto “previsto” dall’editore… mi sfugge lo scopo. Solo portarsi un po’ di pubblicità?
Poi. Destruens. Be’, se fossero diventati a doppio binario e la rete ha fatto loro cambiare idea, stavolta è Costruens.
Sarò illuso, ma adoro credere all’esistenza di esseri umani capaci di guardarsi attorno, riflettere e anche cambiare idea.
Perché cambiare idea a volte è sinonimo di intelligenza.
E chi ha parlato di editore che “prevede”?
Costruens? Mi sa che abbiamo concetti diversi di costruens. A bientot.
E se avesse ragione M.T. (Gargoyle l’ha tentata: se andava bene, altrimenti si torna indietro)?
Forse la percentuale della Fanucci è un pò più alta dato che pubblica gente come Jordan, Sanderson, Gemmel, Hobb, Eddings, Goodkind, Matheson, Dick. Sulle case editrici che ha per satelliti non posso esprimermi, dato che non conosco la situazione
Facile o meno, la strada scelta dalla Gargoyle è stata la peggiore.
Sulla questione manoscritti, ho capito. Studiare il modo di lavorare di una casa editrice osservando ciò che pubblica e come pubblica è un buon modo di muoversi: l’ho fatto anch’io anche se mi limitavo a entrare il libreria o biblioteca per guardare il pubblicato di una CE (acquistavo se il libro m’interessava davvero, non per motivi d’invio).
Che esistano più esordienti che lettori è un dato di fatto. Ed è un male, perché per lo meno dovrebbero essere lo stesso numero: leggere molto insegna a scrivere e a saper strutturare una storia, se si sa osservare.
Sulla questione crisi dell’editoria, la questione è pesante e i dubbi sia di Francesco sia di G.L. sono logici. Mi vien da dire di puntare sulla qualità, ma forse non basta: di certo se i prodotti pubblicati sono del livello di Starzulla, Ghirardi, Boni, baby boom, ecc, ecc (avete capito a cosa mi riferisco) non compro, neanche se questo salverebbe una casa editrice indipendente.
Non saprei proprio, Andrea, ma ha poco senso che in un giorno cambi così repentinamente idea dopo qualche post sui blog e su Facebook. Non so se è la verità oppure segue qualche ignota strategia
@M.T. – Se vogliamo possiamo divertirci con le %, ma ricordati che Fanucci “controlla” anche leggereeditore e un’altra casa editrice che neppure ricordo il nome, e che pubblica valanga di robaccia. Sul fatto che Gargoyle sia stata nel dubbio di scegliere una strada peggiore mi trovi d’accordo. Ma la situazione è anche diversa: Fanucci fa anche ragazzi, teen e romance, cosa che vende e che non è nelle linee editoriali di Gargoyle.
@Francesco Falconi – Se c’è una strategia sfugge a qualsiasi comprensione (perlomeno la mia), se non c’è una strategia alla Gargoyle sono veramente in un mare di guai.
Non mi addentro nell’argomento Fanucci perché mi manca conoscenza; tuttavia certe scelte editoriali fatte non la rendono certo “virtuosa”.