Tramonto a mezzanotte. E’ quello che ho visto a Helsinki, l’altro giorno. Piccoli regali della natura, che capita di rado di vedere.
Il tramonto, il momento in cui la luce lascia il passo al buio. Attimi a volte anche di nostalgia, perché il tramonto rappresenta comunque una fine.
Stasera, tornato a casa, ho letto un po’ di commenti a giro sulla rete in merito alla chiusura della Asengard Edizioni. Be’, in tutta onestà, rimango sempre della mia opinione. La rete parla, parla e parla. E parla troppo, spesso con pochi fatti, di rado con qualche azione veramente esemplare e utile.
Perché, in tutta onestà, credo che la solidarietà sia da apprezzare, così come le centinaia di post di dispiacere. Sì, un bel gesto, per quanto inutile. Non è una novità che l’editoria sia un settore difficile, che passi momenti di crisi, a seconda delle oscillazioni del mercato. E che questo fenomeno sia ancora più evidente per gli editori che si specializzano in un determinato genere. Come Asengard nel fantastico, la Gargoyle per l’horror. Una decisione difficile, spesso dettata dalla volontà di costruire una realtà distinta e ben visibile, per non finire nel maremagnum della libreria affogato dalle centinaia di pubblicazioni dei grandi editori.
Cosa fa la differenza, dunque? Il potere e il denaro, come sempre. E’ quello che spinge la rete distributiva, essenziale per non scomparire. E’ quello che impone il budget di promozione, che di certo non è qualche articolo apparso nei vari blog dei network. La vera promozione costa svariate migliaia di euro.
Un piccolo editore non può permetterselo. E’ già una scommetta stampare un libro, figuriamoci se può accollarsi altre spese. Questa, nei minimi termini, la motivazione di un crollo.
Adesso, i lettori che si dispiacciono. Bene, non basta. Perché dopo la Asengard sulla quale ho letto tanti bei commenti, toccherà alla prossima casa editrice di genere, ammesso che non cambi strategia e diventi a pagamento. Le parole sono belle a sentirsi, ma non cambiano la situazione. Così come non cambiano le collette, soluzioni tampone del tutti inutili.
Serve la volontà di voler cambiare, e c’è una sola strada. Il passaparola, che avviene dopo aver acquistato il libro. Dopo averlo consigliato. Dopo averne parlato. Questo, a mio avviso, è l’unico modo per salvare le realtà indipendenti.
Ho letto addirittura colpevolizzare l’editoria a pagamento. Ecco, mi sembra una caccia alle streghe, e sapete bene cosa penso in merito. Tutto il male possibile. Ma la colpa non è loro. La loro unica influenza è creare dei piccoli cerchi viziosi di autori che si spalleggiano e si comprano i libri a vicenda. Nulla di più. Granelli sparsi in un deserto. Non è editoria, non sono i veri numeri, quelli che contano. Sono persone che si scambiano favori, e che probabilmente mai avrebbero letto i titoli di quell’editore.
Tutto qua? Certo che no, a essere onesti erodono il mercato. Si presentano alle fiere, togliendo visibilità agli editori free. Promettono mari e monti, spingendo i possibili “clienti” all’acquisto di altri libri della loro collana. Sì, rompono le scatole, indubbiamente. Poi, ovvio, ci sono i lettori che la pensano diversamente, come me, come scrissi qui.
Quindi? Quindi si chiude il cerchio, si torna al punto di partenza. Purtroppo, in rete, ho letto centinaia di articoli di lettori indignati per aver letto un brutto libro di genere fantastico. Pochi, pochissimi, in questa guerra al massacro, esaltano quelli che invece hanno reputato di qualità. Sì, se ne ricordano, ma quando è troppo tardi.
Che peccato.
“Cosa fa la differenza, dunque? Il potere e il denaro, come sempre”, dicesi capitalismo 🙁
Purtroppo anche in futuro, quando il mercato sarà digitale, le cose non cambieranno. sarà difficile per i “piccoli” apparire nella prima pagina dei grandi venditori online, o essere da loro promossi.
Comunque ieri parlavo con un amico e gli dicevo che, secondo me, un autore che gestisce un blog aperto in rete non ha nessun vantaggio a livello professionale, anzi probabilmente avrà solo svantaggi. 🙁
A me fa rabbia che le case editrici a pagamento prosperino e una casa come la Asengard chiuda…
E’ una riflessione che facevo oggi scrivendo: si dà la colpa alle case editrici, agli autori, ma la vera responsabilità ricade su chi legge perché ciò che leggono è specchio di ciò che sono. E’ su questo che bisogna ragionare.
La mia riflessione, infatti, è rivolta a tutte queste persone che si dolgono. Sarei curioso di sapere se hanno mai acquistato un libro asengard, o se l’hanno fatto ieri. Chissà.
Be’, io ho comprato tre o quattro libri della Asengard quindi il diritto di dire che mi dispiace della loro chiusura penso di averlo, e anche io dico spesso che anche i lettori hanno delle responsabilità, ma in effetti è un discorso che lascia il tempo che trova. I lettori sono quello che sono, e soprattutto sono… pochi.