Oggi su repubblica c’è un’interessante inchiesta che riguarda Premi e Concorsi per aspiranti autori. La trovate, con i vari articoli, qui.
Allora, come sempre la mia posizione che è abbastanza drastica. Parto sempre dal presupposto che ognuno è libero di spendere i proprio soldi come più gli aggrada. E ci mancherebbe. Così, è lo stesso motivo per cui sono assolutamente contrario all’EAP (editoria a pagamento), mentre non sono contratio al POD (print on demand).
Potrebbe sembrare una contraddizione, perché anche nel caso di print on demand (leggasi ilmiolibro, lulu e similari) si devono sborsare quattrini. Motivo? Semplice. In genere (e sottolineo in genere) gli editori che chiedono contributo all’autore promettono mari e monti. Passaggi TV, interviste, copertura e distribuzione nazionali, promozione e via dicendo. Tutte promesse che, dopo il bonifico, sfumano nella delusione. Difendo il diritto di ignoranza, attenzione, non quello di superbia.
il POD, invece, è un meccanismo abbastanza chiaro. Ho scritto un libro, lo voglio stampare e regalare agli amici, oppure venderlo senza troppe pretese. Non c’è nulla di male, se si parte dal concetto che un libro POD non ha alcun futuro a livello editoriale, né sul CV. E’ una soddisfazione personale, uno sfizio, chiamatelo come vi pare. Il desiderio di vedere trasformato su carta il nostro romanzo. Ma non è ovviamente la strada giusta se si vuole diventare scrittori, intendiamoci. Ma non c’è niente di male se, in quest’ottica, decidiamo di spendere in nostri soldi per farci un regalo. Ci mancherebbe.
Un discorso simile vale per i concorsi letterari. Abbiamo un racconto, vogliamo pubblicarlo, eccetera eccetera. Non illudetevi che vincerlo vi aprirà chissà quali strade, a meno che uno sia uno dei più rinomati (la lista -esigua- dei concorsi interessanti la trovare sempre sul quel link). A mio avviso anche il Premio Strega ultimamente ha perso molto in qualità. Comunque, spendere cifre alte per i concorsi sono soldi sprecati, a meno che non vogliate innaffiare il vostro ego. Perché, come sempre, il business e commercio (proprio come l’EAP e POD) non hanno nulla a che fare con la letteratura.
Insomma, uomo avvisato, mezzo salvato. O anche no.
Io partecipo a diversi concorsi, ma sono drastico anch’io: nemmeno se la quota di partecipazione è 5 euro li sborso. Solo concorsi gratuiti. É una presa di posizione non condivisibile, forse (più di uno mi han detto “ma sono solo 5/10/15 euro, che vuoi che sia!”), ma è una questione di principio. Poi, che quei 5/10/15 euro per uno studente siano soldi, il conto è un altro.
Comunque non ho pretese di successo dai miei racconti. Li uso anzi come palestra; alcuni concorsi, spesso quelli sui forum, permettono grazie ai commenti di capire cosa non va nell’elaborato, e di crescere. Questo è l’unico motivo, IMHO, per cui si dovrebbe partecipare ai concorsi (visto che un curriculum di questo tipo non credo aiuti ^^)
Bravo Maurizio, il tuo è proprio l’atteggiamento che mi sentirei di consigliare 😉
Eh, ‘sti concorsi…pensa che domenica vado alla premiazione di un concorso letterario qui al mio paese…premiano un anziano…capirai che futuro potrà avere…vabbè andrò comunque a vedere ‘sto tipo, un certo Umberto Eco… 😀
Apparte gli scherzi, credo che ormai di premi ce ne siano troppi, così come ci sono troppi libri, vedremo in futuro se le dure leggi del mercato e dell’ economia in crisi si faranno sentire o se continuerà ‘sta valanga di pubblicazioni 🙂
che cose hantihe, Val 🙂
Seguo e applico la stessa linea di Maurizio: condivisione piena.
Sul premio strega: vince la casa editrice, non lo scrittore. E’ come nei concorsi pubblici per un posto di lavoro: si fanno per racimolare soldi (per partecipare occorre una quota: 20 euro non saranno molti, ma con centinaia di partecipanti si tira su un bel gruzzoletto senza fatica e spese) e dare una parvenza di legalità, quando chi andrà a ricoprire il ruolo è già stato scelto.
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