Leggevo un’intervista a Verdone su Repubblica.
Che dire, quoto ogni singola parola. Odio e amo Roma allo stesso tempo. L’amore viscerale per una delle capitali potenzialmente più belle al mondo, l’odio per come viene maltrattata e sottovalutata dalle persone che la vivono. Certo, non sono nato qui. Sono vissuto in Maremma, a Grosseto. Mi sono poi trasferito a Siena, infine a Roma. Ma ho visto tante capitali al mondo. Londra, Parigi, Madrid, New York, per citarne alcune. Città che a mio avviso non possono essere paragonate a Roma, che non nascondono i suoi meravigliosi segreti. Eppure là ti accorgi subito che c’è uno sforzo reale per trasformarle in luoghi indimenticabili per i turisti, ma anche vivibili per gli abitanti. L’attenzione al particolare, alla pulizia, la lotta contro il degrado e il percorso verso la modernità.
E’ un peccato, ma mi trovo d’accordo con Verdone. Forse il problema è che Roma non è amata dagli stessi romani, che forse neppure la conoscono. La subiscono, ci sopravvivono, ignorano i musei vaticani e la cappella sistina, si incazzano incastrati nel traffico. Perché, alla fine, come non capirli? Una città riesci ad apprezzarla solo se viverla non diventa un dramma. Se per uscire la sera non rimani incastrato nel raccordo anulare, che già ti ha strangolato il pomeriggio, se non devi fare a cazzotti per trovare un parcheggio o subire l’imposizione dei parcheggiatori abusivi, se puoi spostarti con mezzi pubblici. Proprio quei mezzi pubblici che impiegano secoli per comparire a Roma, adducendo le solite scuse dei reperti archeologici, quando l’unica verità è che a Roma si magna tanto.
Eppure Roma continua ad affascinarmi, anche dopo sette anni che sono un suo figlio acquisito. Tanto da ispirarmi storie, da viverla nella mia mente e in quella dei miei personaggi.
Resta sempre la speranza che prima o poi arrivi un’amministrazione capace di spezzare questo circolo vizioso. Una frattura che incoroni Roma e la trasformi per quello che è. Una delle più belle città al mondo.