"Nel mondo io camminerò, tanto che poi i piedi mi faranno male."
Si dice che il tempo sia la miglior cura, o forse la memoria e le sensazioni tendono a stemperarsi giorno dopo giorno. Forse, chissà. A volte è proprio il contrario: emozioni represse, a lungo nascoste e ignorate, riaffiorano alla mente con preponderanza, come un urlo muto che grida la propria esistenza.
Un salto nel vuoto, una vita spezzata.
Una telefonata, secondi indelebili in cui non capisci più il confine tra l’incubo e la realtà.
Poi lasci tutto sopire nell’incoscienza della quotidianeità, nei lucori improvvisi della banalità contingente, afferrato dai miasmi di una vita corrotta da una frenesia convulsa.
Ma un giorno ti colpisce una frase, un discorso tra colleghi, un segno indesiderato che ti riporta alla verità rinnegata. E piombi d’improvviso nel baratro del dubbio, fagocitato da quella pazzia dilagante a cui non sai dare un nome.
Era un mio conoscente, era un mio amico.
Una persona forse fragile, affetta da quelle paronoie che sfaccettatano il carattere di ogni essere umano. A volte pareva galleggiare in una vita grigia, cercando di divincolarsi da quella corrente infida, pronta ad afferrarti le gambe e trascinarti nel nulla. Nell’assenza. Altre volte il suo viso s’illuminava di una freschezza soprendente e ti contagiava con brevi ma intensi attimi di gioia.
"Nel mondo io camminerò, tanto che poi i piedi mi faranno male."
Cadiamo tutti, il vero valore sta nel saper riazarsi e guardare avanti con forza rinnovata. Ma cosa accade se non riusciamo a rialzarci? Cosa accade quando questa forza che tutti ci costringono ad avere vacilla sotto i nostri piedi e lascia sgretolare il mondo come fosse vetro? Cosa accade se la mente non è più nostra amica e ci scompone in tanti tasselli di un mosaico incomprensibile?
La risposta è semplice: non lo so. Non so minimamente come si possono aiutare queste persone. So solo che era un semplice ragazzo, che poteva dare ancora tanto a se stesso e agli altri.
Forse Roma è una scintilla che infiamma la pazzia. Tutti noi abbiamo una parte del subconscio che ignoriamo, come un lupo famelico pronto a balzare fuori, plasmandosi sulle nostre paure, trasfigurando il buio della nostra anima. E’ forse quella bestia, dentro di noi, che un giorno ci fa aprire la finestra per un salto nel vuoto.
Un salto senza ritorno.
Roma è una città bellissima, ma allo stesso tempo è capace di ammorbare la mente, di stringerti senza pietà nella sua morsa fino a toglierti il fiato. Allora ti senti una goccia in balia delle onde dell’oceano, solo in un deserto di sei milioni di persone.
Non lo so, non lo so e non lo voglio sapere. Ma fa male.
Mi mancherai.
"Nel mondo io camminerò, tanto che poi i piedi mi faranno male."