Sondaggio

Eccoci a noi, il sondaggio sui personaggi di Estasia ha raggiunto i primi 50 voti. Commentiamo i risultati di questa prima tranche.

1° Classificato: Bolak  36% Come mi aspettavo, standing ovation per il nostro "fetidino" dalla s sibilante. La sua simpatia, spontaneità e ingordigia di "infetti" ha superato ogni rosea aspettativa. Lui, il lucertoloide puzzolente e goffo ha colpito nel segno, proclamato vincitore di questa prima tranche. Forse proprio perché è un personaggio genuino, l’archetipo dell’antieroe che sa sfoderare le doti e il coraggio al momento giusto.

2° Classificato: Danny 22% Era naturale che nel podio ci fosse anche il protagonista di quest’avventura. Con mille difetti, titubanze ma anche una buona dose di coraggio, Danny Martìne (da notare l’accento visto che nessuno lo pronuncia nel verso giusto ) si è meritato il secondo posto. Riuscirà nel secondo episodio di Estasia a superare il grande Bolak? Vedremo.

3° Classificato:  Coran e Disperio 17% Al terzo posto non poteva che comparire Coran, la pantera bianca alata, per concludere il trio che si aggira per le punte di Estasia. Coran si evidenzia per la sua continua costanza, prudenza e i continui battibecchi con Bolak. Ma ecco la grande sorpresa: Disperio raggiunge anche lui la terza posizione. Il che mi dà immensa gioia, non perché abbia una particolare propensione verso il male, ma per il fatto che il Signore del Male appare solo in due capitoli del Palazzo dell’Inverso. Questo vuol dire che le nottate spese per costruire il famoso dialogo con Danny l’hanno reso credibile e non banale. Aspettiamoci di tutto da lui, in futuro, vi avverto.

4° Classificato:  Smeriglio 14% Anche per il Re degli Uomini Falco una posizione di tutto rilievo. Forse a suo favore il famoso pentimento, che ha lavato via i tratti dello stereotipo del “cattivo” approfondendo la sua personalità.

5° Classificato:  Amos 4% Segue un po’ lontano Amos, il vecchio saggio di Estasia con la testa fra le nuvole. Un po’ me l’aspettavo, vista comunque la sua posizione secondaria nel romanzo.

6° Classificato:  Darmha e Cathbad 1% Ecco i fanalini di coda: Darmha e il Cathbad. Sulla Regina era scontato, visto che per 4/5 del libro sta sdraiata su un bel letto al baldacchino mentre gli altri fanno lo sporco lavoro. Cavolo, le sta proprio bene. Mi dispiace un po’ lo ammetto, alla fine lei è la “traghettatrice” della Visione Ancestrale… Il Sacerdote infine non ha convinto. Forse il suo personaggio risulta troppo stereotipato e non raccoglie la simpatia dei lettori.

Gut, tutto qua. Lascio il sondaggio ancora un po’, per gli ultimi arrivati. Aggiungo con ritardo Eufònio, ma se avete altre proposte ditemi pure.

(Ps: poll resettato per tutti ;))

Sorry

Le televisioni lo censurano e io lo faccio vedere.

Is Anyone listening?

I tre Pilastri di Estasia

Ci siamo. Prima o poi sapevo che avrei dovuto affrontare l’argomento e ritengo il momento sia giunto. Almeno questo post mi servirà di richiamo a qualche email che ogni tanto mi giunge.

Eccoci a noi, vi svelo il senso con cui ho scritto Estasia. Questo libro, scritto in prima bozza nel lontano 1990, è stato ripreso nel 2005, in un periodo un po’ “tosto” della mia vita. Da lì, un susseguirsi di vicende l’hanno portato fino allo scaffale di qualcuno di voi.

Non voglio parlare del significato di Estasia, mi pare di averlo espresso ampiamente nella prefazione del libro. Vorrei invece esprimere i tre pilastri che hanno sorretto l’ispirazione con cui l’ho scritto.

 

Primo: Il desiderio di Evasione.

Non esiste il fantasy se questo non spinge a  sognare, a evadere dal mondo in cui si trova e fantasticare di regni e storie lontane. Questo è il succo del fantasy puro, senza alcuna ulteriore pretesa, solo il desiderio di gioire tra le pagine di un libro. Così è nato Bolak, il mare di Globos, Cleo e tanto altro ancora.

 

Secondo: Bussare con un messaggio.

Estasia non ha la pretesa di insegnare nulla. Questo libro pone semplicemente il lettore davanti ad alcune verità, insinuando il dubbio che al mondo d’oggi non sia affatto conveniente stigmatizzare i sentimenti più semplici, né reputarli banali: sono proprio loro il perno della nostra vita. E, badate bene, non mi è mai passato per la testa di pormi come santone o profeta, tutto ciò che descrivo, caratterizzo ed estremizzo in Estasia è semplicemente il mondo che mi circonda. Questo non significa che io ne sia esente, tutt’altro. Forse i quadri che ho pitturato con maggior efficacia sono quelli che ritraggono la mia vita. Sono gli eccessi che ho vissuto sulla mia pelle. Sono i miei sbagli del passato, presente e futuro. E chi mi conosce sa bene che sono pieno di difetti, dalla punta dei capelli all’unghia dell’alluce.

Ma proprio dalla mia imperfezione scaturisce l’ispirazione per pagine come Melòdia, Zifio, la Visione Ancestrale.

 

Terzo: l’omaggio a Ende e Dante.

Su questo spendo qualche parola in più. Non nascondiamoci dietro un paraocchi, richiami a libri che hanno segnato la storia del fantasy ci sono eccome. Mi dispiace che questo venga interpretato come la volontà di voler “copiare” libri famosi del passato. Detto fra di noi, se questa fosse stata la mia intenzione, non avrei certamente scelto loro due, ma un pincopallo qualsiasi.

Ende: sublime, è da sempre il mio autore preferito, mentore e musa ispiratrice. Proprio a lui ho dedicato i primi capitoli, almeno fino all’incontro con Bolak. E ve lo dico con tutta franchezza, la questione fu sollevata  a suo tempo, ma rimasi fermo nelle mie posizioni. Primo, per non tradire il Francesco quattordicenne, secondo perché era mia ferma intenzione omaggiare un romanzo come la “Storia Infinita” . Ben venga quindi Fizban, la tartaruga gigante. Personaggio comparsa, avrei speso un ora di editing per trasformarlo in un serpe gigante o un volatile. Ma non ho voluto.

Dante: sommo poeta, eccelso architetto del fantastico. Vi dico la verità, nel momento in cui strutturavo il Palazzo dell’Inverso fui indeciso se rendere lode al suo “Inferno”. Tremavo all’idea della schifezza che potevo tirar fuori. Ma mi dissi «Ci provo» e, quando finii la prima stesura, ne ero talmente soddisfatto da lasciarla pressoché intatta.

Suggerisco solo di non soffermarsi alla superficie. Inforchiamo gli occhiali di Amos e guardiamo oltre.

Altrimenti una Regina addormentata sarà ripudiata nell’immaginario collettivo della Bella Addormentata, un’Adunanza prima di una qualsiasi Missione sarà sempre quella della Storia Infinita, un elfo o un nano saranno sempre presi in prestito dal Signore degli Anelli.

D’altronde, si deve pur accettare che ogni lettore si immedesimi a suo modo nella libro e catturi particolari momenti riferendoli a elementi/libri/film a lui familiari. Alla fine è l’animo umano a spingerci inconsciamente o meno alla continua ricerca di punti d’appoggio e di paragone, in qualsiasi contingenza della vita.

 

E comunque sia, a mio modesto avviso, la vera bontà di un libro è una sola.

Se quando hai chiuso l’ultima pagina ti ha lasciato almeno un’emozione nel cuore.

Anche le rocce tremano

Oggi il fisico ha dato qualche segno di cedimento. Nulla di sconvolgente, qualche linea di febbre, d’altra parte ai miei 22 anni (da 8)  può capitare.

Vabbè mentre litigo con i miei fazzoletti, vi lascio questo articolo in visione.

LiberamenteOnline

Angolo Librando: “La Rocca dei Silenzi” di Andrea D’Angelo

Come promesso, ecco il nuovo appuntamento librando. Quando iniziai la lettura della “Rocca” ero indeciso se postare un commento, visto la “conoscenza” virtuale con l’autore e la stima nei suoi confronti.  Temevo la mia opinione risultasse in qualche modo affettata e non del tutto sincera.

Bene, non ce n’è stato bisogno. Già dalle prime pagine ho compreso di trovarmi di fronte a un romanzo di tutto rispetto, scritto egregiamente e di taglio decisamente originale. Mi aspettavo un fantasy classico; del resto quando leggiamo di elfi e nani siamo portati – e questo è un grave difetto – a ricondurre la narrazione a famosi mentori del passato. Non è così per la “Rocca”, Andrea ha plasmato la storia con originalità encomiabile e assoluta maestria. Non vi parlerò della trama, potete tranquillamente leggerla qui.  Come sapere preferisco descrivere le emozioni che mi ha trasmesso – cosa ben più difficile.

Gut, ci siamo. Vi dico la verità, ho letto questo libro con quattro occhi. I primi due, che prendevano quasi sempre il sopravvento, erano quelli del lettore qualunque, immerso nella storia di Taldòm (ahimè nomi non troppo facili da ricordare li tradurrò a memoria) e delle mostruosità della Rocca. Gli altri due erano quelli dello scrittore che cresce in me.  Non vi nego di aver sottolineato interi passi del libro, in cui i costrutti paratattici e qualche iperbole stilistica si sono giudicate un mio silente plauso. 

 L’ambientazione, seppur tratteggiata al minimo, colpisce nel segno. Le descrizioni convincono con poche spennellate,  dipingendo nel nostro immaginario il quadro gotico-horror della rocca in brevissime battute. Ecco la prima laude, in quanto non è affatto facile riuscire in questa impresa. E Andrea ha centrato così bene l’obiettivo da farmi credere che lui stesso abbia veramente vissuto ambienti alpini.

Ma il bello non sta qui, ma nei personaggi. D’angelo riesce a caratterizzare un’introspezione in modo sublime, cogliendo ogni sfaccettatura delle emozioni, trascinandoci nei meandri dell’animo in modo immediato. Così ci troviamo immersi nei dubbi, nei dolori, nelle gioie (poche) dei protagonisti e viviamo il loro tumulto interiore. Il personaggio meglio riuscito? In primis il senso della Morte, onnipresente nella storia, vibra intriso nell’inchiostro di ogni pagina. Mordha, il sicario misterioso, dona dei momenti di estrema emozione, come il dialogo con la volpe.

Ultimo punto: il romanzo non offre vistosi colpi di scena, non aspettatevi nessuna azione alla “mission impossibile”. Conosciamo i nomi e cognomi dei traditori fin dall’inizio. Questo è forse un bene, perché si crea maggiore attenzione sul vero senso del romanzo, sul significato dei mostri della Rocca. E il romanzo fantasy, improvvisamente respira l’aria dei nostri giorni.

Qualche pecca sinceramente l’ho trovata, ma ritengo siano opinioni da semplice lettore. Alcune volte l’approfondimento introspettivo rallenta la trama, proprio in alcuni momenti dove mi sarebbe piaciuto un mordente più spedito. Così come l’incontro di Asseena l’ho trovato un po’ troppo rapido, dato che rappresenta il primo momento in cui si svela la profonda morale del libro. Forse la cosa peggiore è “la nota  dell’autore”: se scorsa prima di terminare la lettura svela la magia degli ultimi capitoli. Peccato.

Rimando infine al bellissimo sito di Andrea d’Angelo Negròre.com. Vi invito a leggere “La rocca dei Silenzi”, credetemi, vi regalerà bellissime emozioni.

BookCrossing

Ok, al via, un nuovo post in mezzo al delirio.

Conoscete BookCrossing? No? Male, ecco il sito: www.bookcrossing-italy.com La faccio super-breve, registri un libro, lo abbandoni in qualche punto strategico. Qualcuno lo trova, lo legge e lo abbandona nuovamente. Non so, ma questa idea che sta alla base del bookcrossing l’ho sempre trovata geniale. Vi siete mai soffermati su una banconota pensando in quante mani è passata? Quanti paesi ha attraversato – specie ora con l’euro? No? Semplice, perchè siete persone normali e non squilibrate come me. Gut, il bookcrossing è essenzialmente una cosa simile, solo che nell’era di internet ha assunto una veste più simpatica. Vai sul sito, scegli la tua città, trovi il punto in cui è stato rilasciato un libro. Vai di corsa a prenderlo prima che qualcuno lo faccia prima di te, e te lo leggi con tutta calma. Ahaiaihaihahiaihi! Giù le mani, non è il tuo libro. E’ il libro di tutti. Quindi, dopo averlo letto, devi registrare nel sito il luogo dove lo abbandonerai di nuovo.

Sarò pazzo, ma questa cosa mi ha galvanizzato tanto da lasciare a giro una copia di Estasia. Così, chi passa da questo pazzo blog, e non è così deciso a comprare Estasia ha l’opportunità di leggerselo gratis. Se hai fatto in tempo…

Ecco l’indizio di dove l’ho lasciato… buona caccia!

Indiziuccio!

Segnali dal pianeta Terra

Segnali dal pianeta Terra, i TG ne danno lieta notizia.

Spettatori di queste immagini.

Credo siate tutti ben informati su questo evento. Non è del resto la prima volta accadono atti di questo genere. Tuttavia il loro ripetersi non mi impedisce di rimanerne ogni volta sconvolto. Non sono un tifoso di calcio, non lo sono mai stato e mai lo sarò. Sinceramente non ho mai trovato uno spasmodico interesse nel vedere 22 persone che si arrabattano in un campo dietro una palla rotolante, ma credo questo sia un mio problema, visto il successo globale e stratosferico che ha il calcio.

Gut.

Ben venga lo sport e l’agonismo. Ben vengano le tifoserie, la voglia di divertirsi, socializzare e la volontà di credere in qualcosa. Ma cosa c’entra tutto questo quando assistiamo atti così scellerati e di eccelsa demenza?

L’Assenza.

Siamo animali.

Pronti a unirci nel branco e nel delirio collettivo. Pronti a sviscerare nelle nostre vene l’odio più recondito e miscelarlo con l’adrenalina della pazzia. Black Block, Ultrà per me sono solo sinonimi di pazzia dilagante, di violenza, di malattia incurabile pronta a divellere il senso della vita, il rispetto di ogni senso civile.

Questo è l’Inverso di ogni ideale.

Vergognatevi.

Ammesso che l’accensione di una sinapsi nel vostro cervello ve lo permetta.