Eccoci all’ultimo indizio per il Contest Booktrailer Muses: le snippets. Vi fornirò dei brevi testi che vi possono essere di ispirazione.
Ovviamente leggetevi anche la storia delle Muse, tratta dalla mitologia, che potete trovare su Wikipedia. In Muses, questi personaggi saranno completamente reinventati. Presenterò solo tre Muse, i loro talenti però si saranno evoluti nei secoli, cambiando radicalmente. Questa particolarità l’ho definita come “Darwinismo Artistico”
– Alice De Angelis: da Roma, Musa della Musica. Cantante pop-rock. Piercing, tatuaggi, incanta con la sua voce e il suo violino. Ispirata a Emilie Autumn e Vanessa Mae
– Lourdes Blanco: da Barcellona, la Musa della Net.Art. Riesce a influenzare gli uomini tramite i Social Network. Internet, Facebook, Twitter, Blog. Geek/nerd.
– Patricia Gautier: da Parigi, la Musa della Pittura. I suoi quadri sono di ispirazione per gli uomini. Lesbica, eccentrica, ed egotica. Adora il body painting. Adora lasciare tutti a bocca aperta.
Ed ecco le Snippets. Oggi pomeriggi ne rilascerò un’altra, la troverete sempre sulla mia pagina facebook o su quella di Alice De Angelis.
Snippet #1:
— Allora, Alice?
Tic. Tic. Batto più forte la forchetta.
— Mi dici che diavolo ti prende? Non hai mangiato
niente. Erano cattivi gli spaghetti? La carne e il contorno? Tutto da buttare?
Tic. Tic. Tic.
— Sei diventata cieca? Tua madre ti ha preparato una
torta per festeggiare il tuo compleanno e tu non solo non
la ringrazi, ma ti rifiuti persino di assaggiarla?
Tic. Tic. Tic. Tic.
— Alice, metti giù quella cazzo di forchetta, dannazione! Cosa vuoi fare? Farmi saltare i nervi?
Ricomincio da capo.
Snippet #2:
Tradita, beffeggiata, offesa. Trattata come una pezza da piedi, quando io avrei fatto di tutto per lui. Come quello stupido tour. Che idiota che sono! Marco voleva i soldi per i suoi sporchi giri, io per una gita romantica in qualche capitale europea.
Complimenti Alice, adesso svegliati e prendi l’Eurostar che porta fuori dal Paese delle Meraviglie. Perché, attorno a te, c’è solo feccia.
— Certo, Marco, tutti ai tuoi ordini, vero? Mi fai schifo.
— Ma levati di torno.
— Mi fai schifo, schifo! Hai capito? — urlo come un’ossessa.
— Vattene. Adesso.
Si china, prende la mazzetta di soldi. Strappa l’elastico e mi getta addosso la metà delle banconote.
Eccoci al finale. L’Alice delle Meraviglie è stata liquidata come una prostituta.
Non ci vedo più. Lancio un grido, con tutto il fiato che ho nei polmoni. Poi, succede qualcosa di inaspettato. La mia voce è un’eco lontana, che mi ritorna come un canto.
Come musica.
Che tu possa sparire, Marco. Per sempre, penso con la gola che va in fiamme.
E lui si blocca, rigido come un pezzo di marmo. Sgrana gli occhi, le pupille si dilatano. Sbianca in volto, trema come se fosse in preda a un attacco epilettico.
Indietreggia lentamente, i muscoli del viso contratti
in un’espressione indecifrabile. Sbatte con la schiena
contro la balaustra.
Che tu possa sparire, Marco. Per sempre.
Quelle parole rimbalzano nella mia mente senza sosta.
Adesso!
E Marco obbedisce. Si volta, salta di là dal parapetto.
È solo un istante, e sparisce di sotto.
Avvolto nelle tenebre.
Per sempre.
Snippet#3:
Non ti amo con il cuore ma con l’anima, perché un giorno il cuore smetterà di battere mentre la mia anima vivrà in eterno insieme alla tua.
Riesco a leggere la frase con la coda dell’occhio, mentre l’autobus supera un incrocio. Mi volto, ma la scritta sul muro è già troppo lontana. E, d’improvviso, il tempo sembra congelarsi e i colori sbiadire in una scala di grigi.
Sono passati cinque anni dall’ultima volta che il mio cuore ha smesso di battere. Dal momento in cui scesi dalla macchina, accompagnata da mia madre, e lessi quelle parole impresse sul muro del carcere minorile di Casal del Marmo, comprendendo che la mia vita sarebbe cambiata per sempre.
Tutto per aver conosciuto un ragazzo troppo grande per me. Credetti che fosse l’unico in grado di salvare Alice e portarla nel Paese delle Meraviglie. Non fu il mio Principe Azzurro ma, in un certo senso, fu il mio Bianconiglio.
Mi fece capire che esisteva un mondo intero fuori dalla mia casa. Che potevo provare altre emozioni oltre alla paura e alla vergogna, rabbrividire di fronte a un tramonto sul mare, o sentire il vero calore passeggiando mano nella mano a Villa Borghese. Che Roma era una città immensa e noi solo due gocce in un oceano.
Poi, dopo l’incanto, il sogno iniziò a frantumarsi. La sera, il buio, il gelo. Quelle compagnie che mi squadravano,
ridevano, facevano battute di cui non coglievo il senso. Avevo paura ma non potevo tornare indietro. Non potevo rifugiarmi in casa. Non potevo guardare ancora mio padre che sprofondava nel divano, temendo che si svegliasse da un momento all’altro.
Fui costretta a crescere. A cambiare. A seguire il mio Bianconiglio per le strade di Roma in sella a un motorino. A credere che fosse solo uno stupido gioco e che presto tutto sarebbe finito. Avvicinarsi alle signore, chiedere qualcosa, strappare via la borsa. Una scenetta che continuai a ripetere, finché non calò il sipario. Sono passati cinque anni, ma sembra ieri.
Il giorno che mi cambiò per sempre.
Il giorno in cui l’Angelo Oscuro prese il sopravvento.
Il giorno del tramonto di sangue.
Snippet #4
Poggio il violino sul collo e muovo l’archetto sulle corde, accompagnando le prime note del pezzo. Prima dolcemente, poi con più forza. Finché le mie dita lo spingono a fondo, con violenza e disperazione. Tra poco finirà l’introduzione e dovrò cantare, ma ho la gola secca. Mi gira la testa. Però non posso fallire. La voce urla dal profondo della mia anima. Mi ritorna roca e cupa. Assomiglia quasi a quella dell’Angelo Oscuro, come se finalmente si fossero fuse in un’unica identità. Le luci illuminano i presenti. Sgrano gli occhi, continuando imperterrita a cantare. C’è qualcosa di strano. Nessuno beve. Nessuno fuma. Nessuno parla. Nessuno mi dà le spalle. Tutti sono immobili. Attenti. Rapiti dalla mia musica. Com’è possibile Non è normale. È la prima volta che canto Dark Angel, nessuno la conosce. Perché dovrebbero essere così interessati? Cerco lo sguardo dei componenti della mia band. Mentre suonano i loro strumenti, mi fissano con aria assorta. Sono tutti impazziti? Che cazzo sta succedendo? E soprattutto, cosa diavolo sto cantando? Qualcosa si è impadronito della mia voce. Qualcosa che mi sale da dentro e che non riesco a governare. Mi muovo sul proscenio, mi chino a terra a meno di un metro dalle prime file. Vedo i loro volti, gli occhi affogati in un pozzo di tenebra. Sento le loro anime, granelli che scivolano tra i miei polpastrelli. Avverto un’energia nera che mi bolle nelle vene, che ride dentro di me, mi esalta e mi pungola la coscienza. L’Angelo Oscuro mi sussurra di prendere il controllo, di spingere la folla in un delirio di massa e nell’estasi dei sensi. Mi sento finalmente completa. Vorrei che tutti alzassero le mani verso di me, mi guardassero come il loro idolo, invocassero il mio nome. Il nome della Dea della Musica.
Snippet #5
— Grazie — mormoro.
Ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza. Vorrei raccontargli le mie angosce e i miei incubi, ma la vergogna mi paralizza.
Le sue pupille tremano, così come le sue labbra. Ian alza una mano, mi sfiora una guancia. Socchiudo le palpebre, mi lascio cullare da quella carezza.
Ho bisogno di non avere paura.
— Alice.
La sua voce mi risveglia. Il suo alito si fonde con il mio, sempre più vicino.
Ma non posso lasciarmi andare,
ho troppa paura di soffrire di nuovo. Cedo al calore della sua pelle e, mentre lui si avvicina ancora, non ho più la forza per indietreggiare. Mi lascio andare all’unica persona che in questo momento può annientare la mia angoscia.
In fondo chiedo solo un istante di gioia. Nulla di più.
Un bacio. Semplice, delicato. Senza passione. Senza desiderio.
Mi allontano subito. Lo fisso negli occhi.
— Grazie — gli dico, perché d’improvviso mi sento meglio.
Il gelo che m’imprigionava si è sciolto.
Resto in ascolto. Cerco di capire dov’è finita la disperazione.
L’angoscia. La solitudine. Dove si sono nascoste?
Ian mi ha salvato.
Mi stringe ancora a sé, mi carezza il collo, si ferma poco sopra il petto.
Le mie dita raggiungono la zip della felpa e la tirano già.
Ian mi osserva.
Guarda il mio corpo troppo magro.
Troppo esile.
Sfilo la maglietta. Rimango in reggiseno.
Tremo.
Nei suoi occhi leggo stupore e incredulità.
Slaccio il reggiseno, che cade tra le mie ginocchia. Lui resta immobile. Non osa toccarmi. Non osa sfiorare quei tatuaggi scuri che hanno cancellato ogni livido.
Le nostre dita si intrecciano ancora. Guido la sua mano sul mio corpo.
E Ian si ritrae, spaventato. Scuote la testa, s’incupisce in volto.
— No.
Abbasso gli occhi. Il mio corpo lo ripugna. Ian prende la giacca e me la mette sulle spalle, poi mi bacia sulla fronte.
— No, Alice.
— Perché?
— Non serve.
— Perché?
— Non devi farlo.
— Perché?
— Devi imparare a ringraziare nel modo giusto.
Ian si alza in piedi, si volta e scompare nella penombra del parco.
Sei venuto e mi hai salvata.
Infine, altre frasi che vi possono essere di ispirazione:
Lo sguardo si perde tra le ombre della villa.
Uomini emergono dal buio.
Vogliono lei, Alice…
Una ragazza forte, decisa, ribelle. Un’esperta violinista, dotata di una voce straordinaria. Alla ricerca del suo passato. In bilico tra amore, vita e morte.
Ma anche la custode di un antico segreto… Alice è l’ultima discendente delle Muse.
In fuga da Roma e diretta a Londra, Alice sente che la sua vita potrebbe cambiare per sempre…
Le Muse camminano ancora tra noi. E Alice è una di loro. La più potente. La più indifesa. La più desiderata da chi vorrebbe sfruttarne i poteri.
Ma un dono così può scatenare l’inferno.
E sta per accadere.
A presto! Ci aggiorniamo domani con gli eventi di Torino!