Premetto che ho amato i primi due libri della Collins, li ho trovati estremamente godibili, ben scritti, scorrevoli e soprattutto letture che sono riuscite a suscitare delle vere emozioni.
Eccoci, come sempre, allo scontro tra film e libro. Uno scontro che ovviamente non ha senso di esistere. Come ho scritto più volte nelle interviste, il grande pregio della lettura è la sua incompletezza: ha bisogno dell’immaginazione del lettore per chiudere il cerchio. Nel caso di un film ciò non avviene: lo spettatore è passivo, assiste alle immagini e, in un certo senso, le subisce.
Per cui è naturale che leggendo Hunger Games ci siamo “immaginati” il mondo di Panem, i protagonisti Katniss e Peeta, Capitol City. Lo “scontro” con la pellicola non è facile. Jennifer Lawrence, che interpreta Katniss, è abbastanza convincente nel suo ruolo, soprattutto nella sua confusione iniziale quando dal distretto 12 si trova catapultata nel “reality” dell’Hunger Games. Abbastanza, perché in tutta onestà io la facevo più…. come dire, “cazzuta”. Peeta, Josh Hutcherson nel film, a mio avviso un po’ sottotono. Donald Sutherland, nel ruolo del Presidente Snow, difficile da classificare visti i pochi minuti in cui lo vediamo in azione. Capitol City non mi ha convinto. Ok, rispecchia il “mood” del libro, ma “visivamente” risulta troppo kitsch e stucca, rischia di accecare il lettore con i suoi eccessivi colori e spingere troppo sull’effetto baraccone.
Poi. La trama già la conoscevo e devo dire che a parte qualche piccola discrepanza la sceneggiatura è fedele al libro. Un particolare affatto scontato, ho visto fin troppe volte adattamenti cinematografici che hanno stravolto la storia di un libro. Il film è godibile, un buon mordente, due ore ben spese che non annoiano.
Ed ecco le note dolenti. Essenzialmente manca l’emozione del libro. Manca il suo nucleo primario, cioè la violenza della follia dell’Hunger Games. Specialmente nella scena dello Start Game, la cornucopia, un vero massacro, nel film è tutto molto confuso, con delle scelte di fotografia mirate ad “autocensurare” la violenza per evitare il PG13. Perché sì, in Hunger Games parliamo di tributi che sono adolescenti, e un bagno di sangue di adolescenti non passa inosservato al bollino rosso.
Manca il dramma interiore di Katniss, assente quello di Peeta, che sfiora la piattezza nella sua – voluta – omertà di non esprimere i propri sentimenti. E in effetti la vena “romance” di Hunger Games è appena accennata del film, ma non so quanto sia un lato negativo. Quando ho letto Hunger Games mi sono commosso per la scena di Rue. Scena che anche nel film mira a commuovere lo spettatore, ma non ci riesce con la stessa intensità.
Quindi? Vi consiglio Hunger Games, perché nel suo complesso il film mi è piaciuto. Lo dico senza mezzi termini, preferisco di gran lunga il libro e non saprei proprio cosa consigliarvi. Se avete già letto i romanzi è naturale che non uscirete dalla sala completamente convinti. Se vedrete prima il film poi leggerete il romanzo, forse vi perderete il gusto della trama e di qualche colpo di scena, ma sicuramente a fine lettura sarete più soddisfatti.
PS: più tardi, sulla mia pagina facebook e twitter, novità su Muses. Un’intervista e altre news sul contest per vincere il libro.