Go wild

Poco Wild, più che altro motionless sul letto. Brutto virus, che ha sconvolto ogni mia cellula. E sono circa 24 ore che non posso toccare nulla di commestibile.

I’m not wonder boy. Not yet.

Nel frattempo ascolto. Madonna, Girl Gone Wild. Dimeticata quella roba di LUV.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=F55Wta1BP5U

“Halo”, racconto inedito su Weird Tales Italia 3

Dopo 3 anni, da “Anobium” per l’antologia Sanctuary, sono tornato di nuovo a cimentarmi nel racconto.

Halo“, un racconto di genere weird, sarà contenuto nel prossimo numero della rivista Weird Tales Italia, in uscita questi giorni.

Scrivere racconti è dannatamente difficile, ma anche divertente. Ve ne parlerò, in dettaglio, appena la rivista sarà aquistabile.

Come avete capito dal mio silenzio, siamo alle ultime battute di editing del mio prossimo libro, quello a cui tengo più in assoluto.

Buon venerdì, ci sentiamo come sempre su Twitter.

Il Sanremo sempre più trash

Ho seguito Sanremo solo perché esiste Twitter. Cercare l’#tag Sanremo, leggere i tweet degli utenti “live” durente le varie esibizioni è esilarante.

Una corsa al massacro. Il divertimento trash di prendere in giro una trasmissione che forse non ha più senso di esistere. il comune divertirsi in una distruzione di massa.

E potrebbe essere questa la conclusione, in effetti, se davvero Sanremo non meritasse il linciaggio. Una trasmissione che succhia una bella fetta del canone RAI, tassa teoricamente obbligatoria. Noi cittadini italiani, in pratica, siamo obbligati a pagare per Sanremo. Per quattro ore x quattro giorni di vera spazzatura e di canzoni mediocri. Perché, ovviamente, Sanremo non è più il festival della canzone.

Mercoledì è diventato SanCelentano, con un risultato pessimo e di cattivo gusto, atto solo a fare audience e innescare le polemiche che domani nessuno ricorderà più. Morandi impacciato, i Soliti Idioti che ci fanno sprofondare nel baratro dell’imbarazzante, con gag da sbadiglio, riproponendo il cliché della coppietta gay anni ’70, con tanto di bacio al conduttore. E poi, sempre per rimanere nel pornosoft anni ’70, un bel tatuaggio di Belen. Perché le mutante sono #missing, come diceva un #tag di twitter.

Già, dovrebbero esserci anche le canzoni. Ma non credo che nessuno le ricordi.

C’era chi dormiva, chi guardava il tatuaggio di Belen. Chi era già al bagno.

Ciao, Whitney

Non sono mai stato un fan sfegatato di Whitney Houston, ma rimasi subito impressionato dalla sua voce. Da quel “All at once” a Sanremo, non so di quanti anni fa, che riuscì a far alzare tutta la platea in una lunga standing ovation. Perché Whitney aveva una voce splendida, insuperabile.

In seguito, le sue canzoni hanno accompagnato tutta la mia adolescenza. Le scuole medie, le superiori. Come posso scordare The Bodyguard e “I will always love you”? Canzoni che hanno segnato un’era, la storia della musica. Dei cult intramontabili. Pezzi della mia vita. Della vostra.

Quando ho saputo della sua morte, la prima sensazione è stata di dispiacere. Subito dopo, di rabbia. Perché, e me lo domando ogni giorno, una donna come lei, che ha ricevuto un dono così bello e prezioso, unico al mondo, deve fare questa fine? Non ci sono spiegazioni. Aveva tutto: denaro, fama, successo. Eppure tutto le è crollato addosso. Un matrimonio sbagliato, la felicità che non si compra mai con i soldi. I soliti luoghi comuni, è vero, che però diventano così concreti e veri in questi momenti.

In tutta onestà non riesco a perdonare dei simili errori. Non è tutto così scontato e ovvio: ci sono artisti – come Madonna – che pur vivendo nel lusso e nell’esagerazione di una vita sempre al top, hanno deciso di stare lontano dalla droga. Semplice dirlo, meno farlo. Semplice immaginarlo, ancor meno capire la complessità delle situazioni personali, che noi leggiamo filtrate dai gossip e dai media.

Ma, qualsiasi sia il motivo, resta il fatto che Whitney ha deciso la sua distruzione. L’ha scritta, l’ha voluta. E questo è un grande peccato. Un errore che non si può perdonare solo perché è finita male, in un momento di cordoglio di massa. Ma lasciamo stare queste considerazioni, che sono personali e non possono essere condivise.

Rimane l’amarezza. E, per sempre, rimarrà la sua voce splendida.

Nemesis su SciFi

Post rapidissimo  del venerdì, mentre in tutta la capitale c’è l’allerta neve, quasi fosse arrivata in anticipo la profezia Maya. Nulla da recriminare, in effetti a Roma la neve ha l’effetto apocalisse. A proposito di Apocalisse, fra pochissimi giorni uscirà in edicola il nuovo numero della rivista SciFi, dove ci sarà un articolo dedicato a Nemesis – la Chiave di Salomone.

Sempre entro breve, uscirà Weird Tales Italia n°3, con un mio racconto inedito. Per adesso vi lascio il link alla rivista SciFi dove c’è l’estratto su Nemesis.:

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Scrivere per ragazzi

Spesso, durante le presentazioni e interviste, una delle domande più frequenti riguarda proprio il mio bipolarismo da scrittore. Romanzi per ragazzi, come Evelyn StarrEstasia, e romanzi per Young Adults, come Nemesis o Gothica.

Cosa preferisco? Difficile dirlo. Senza dubbio mi sento più vicino al genere rivolto agli Young Adults. Non so darvi un motivo preciso, forse per la mia vena più cupa e costantemente pseudo-depressa, forse perché posso più liberamente presentare scene più crude o temi più complessi. Certo, nessuno mi impedisce di trattarli anche nei romanzi per più piccoli e in un certo qual modo l’ho già fatto. Ma è dannatamente difficile. Si cammina su un campo minato: troppo didascalico, troppa metafora, troppo esplicito. Oppure, ancora peggio, si rischia di semplificare dei concetti che invece sono chiarissimi per i giovani, rischiando di cadere nella banalità.

Non è facile, proprio per niente. Ve lo assicuro.

Però.

Scrivere romanzi per ragazzi dà delle bellissime soddisfazioni. La prima su tutte è proprio il rapporto con i lettori. Così genuino, immediato, vero. Non ci sono schermi, tabù, vergogne. Non ci sono invidia, cattiveria, superficialità. C’è solo l’amore per un libro e per una storia che ti ha catturato.

Queste sono state le sensazioni che ho provato durante l’ultimo incontro alla Feltrinelli di Latina, con una quarantina di alunni delle classi elementari, più le maestre, i genitori e passanti. Un evento organizzato tramite l’associazione Chimera.

Ragazzi fantastici, con i quali mi sono sentito subito a mio agio. Ed è stato bello discutere con loro, parlare dei personaggi, dei momenti più particolari del romanzo. Una grandissima soddisfazione, difficile da ripetere quando il pubblico è più adulto.

Grazie ancora a tutti.  Per l’affetto e per il sostegno. Per me è adrenalina pura, energia per continuare a scrivere storie sempre più belle.

Vi lascio infine i link delle gallerie fotografiche:

Foto presentazione Latina

Foto dei disegni realizzati dai ragazzi e ispirati a Evelyn Starr

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Frozen

Ok, non sono un amante del freddo.

Ok, preferisco un bagno di sabbia equatoriale alla neve. Ma son gusti, si sa.

La neve a Roma (un evento così raro che ormai capita ogni anno) è sempre uno spettacolo stupendo.

O almeno lo sarebbe stato, se Roma fosse una città pronta a eventi di questo tipo. Se ci desse la possibilità di vivere con gioia la città eterna imbiancata.

Ma non è così. Venerdì sono uscito a lavoro alle 16. Alle 16.30, a San Giovanni, ho capito che la città era nel caos completo e che non sarei mai riuscito a tornare a casa in moto. Dopo averla lasciata in un parcheggio a Termini, è iniziata l’agonia per raggiungere Roma Est. Le strade erano congestionate, incidenti ovunque bloccavano la viabilità, la neve continuava a scendere. L’unica via di salvezza sarebbero stati i treni, che però erano stati soppressi senza troppe spiegazioni.

Morale della favola: arrivato a casa alle 20.30, per un totale di 4 ore e mezzo.

Chi di voi mi ha seguito su Facebook o Twitter conosce l’odissea. Come me, tantissimi altri romani.

E poi, polemiche a non finire. Il sindaco. La protezione civile. Il sale che non è stato sparso. I mezzi che non c’erano. I soccorsi insufficienti. Una città che si piegata come un ramoscello. Un’alluvione o una nevicata non fa differenza. Roma vive sul filo di un equilibrio precario. Basta poco per trasformare un imprevisto nel delirio.

E adesso si rinizia la settimana, mentre il ghiaccio pian piano si scioglie e tutto torna alla normalità.

Vi lascio infine l’esibizione di Madonna al Super Bowl. Come qualcuno ha definito su Facebook, non c’è altro aggettivo più adatto. Faraonica.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=PyfdoZldrS4