Corpo e anima nella seconda stesura del mio prossimo romanzo, il blog continuerà a singhiozzi e pillole, in perfetto stile web 3.0, almeno fino a metà dicembre. Qualche segnalazione:
– Leggete questo articolo riassuntivo sulle ultime mosse Amazon, con l’uscita del Kindle in Italia di ieri. A me l’accoppiata “Amazon” e “casa editrice” fa rabbrividire
– Finito di leggere “I Regni di Nashira” di Licia Troisi, mi è piaciuto molto. Se e quando riemergo, ve ne parlo su Urban-fantasy. Sto leggendo “Pensavo di scappare con te” di Francesco Gungui, una lettura davvero piacevole. E anche un paio di romanzi inediti, con qualche spunto niente male.
– Mentre la Regina del Pop si sarà rinchiusa in qualche scantinato di NY a capire come mai i suoi fan hanno stroncato quell’aborto di demo, è uscito l’album di Tiziano Ferro. Niente male, in perfetto stile ferriano, nessun nuovo sound ma qualche perla.
– La Asengard annuncia l’acquisizione da parte del gruppo Castello. Noto due dati dal sapore tragicomico: quanti commenti ci furono sulla sua morte, quanti pochi sulla sua rinascita. Ed evito di commentare. Da parte mia, un grosso in bocca al lupo.
– Adoro il blocco del traffico a targhe alterne. Dovrebbe essere un’istituzione.
– Mi sono un po’ allontanato dalla rete. Una sbirciatina, solite cose. Polemiche pompate, qualche scrittore che si incensa sul palco. A volte si respira meglio, lontano dalla fuffa.
Come vedete, blog mezzo in stand by. Sapete già il motivo: sono in fase di editing e i secondi dedicati al tempo libero vanno verso lo zero.
Faccio capolino solo per segnalarvi un appuntamento di Domenica, prossima, a Grosseto (Libreria Mondadori, ore 18). Ci sarà una sessione firme per il libro “L’estate è già finita” di Massimiliano Varrese e Francesco Serino. Io interverrò per introdurre l’evento. Felicissimo, perché i due autori sono grossetani.
Ovviamente, disponibile a “sfirmacchiare” i miei libri, se passate e siete di zona. Ecco la locandina:
Ho pubblicato 11 libri, quindi dovrei più o meno essere abituato al processo editoriale. Più o meno.
Perché, benché mi sforzi di rimanere impassibile, il mio stato emozionale puntualmente segue la stessa curva sinusoidale. Tranquillo e sereno durante la stesura e l’ultimo editing, fase di impennamento di ansia pochi giorni prima dell’uscita. Poi, nel momento in cui arriva tra gli scaffali, crollo dell’agitazione. Un po’ mi ricorda lo stesso stato d’animo delle interrogazioni a scuola, o degli esami universitari. I giorni precedenti i dubbi e le incertezze mi divoravano, quindi il giorno della prova diventavo un pezzo di ghiaccio e non mi concedevo alcuna distrazione.
Nel caso dei libri la situazione è un po’ più complessa, perché non si chiude con un voto sul registro a fine mattinata. Ci sono i dati di vendita, ma ancor prima c’è il giudizio dei lettori. Per cui, ovviamente, la curva dell’ansia procede verso il suo picco finché non leggo le prime reazioni.
E poi molti altri per mail, twitter e via dicendo. Quindi torno a respirare perché, benché siano sempre pareri soggettivi, vuol dire che non ho sbagliato del tutto. Che, alla fine, sono riuscito a scrivere un altro libro che i lettori apprezzano.
Quindi? Quindi in futuro saremo alle solite. Tornerò a scrivere i romanzi e a rivederli in tranquillità, per poi angosciarmi a cavallo della pubblicazione.
Con qualche piccola differenza, che di certo non mi spinge a pensare che sto migliorando. Che ci crediate o meno, sono già angosciato per il prossimo libro che uscirà a maggio. Maggio, 6 mesi da adesso. Troppe domande che mi frullano in testa.
Ok. Sangue freddo.
O almeno ci provo.
PS: Su Urban-Fantasy.it oggi è uscita una mia intervista. Ecco il LINK.
Sopra potete leggere l’articolo uscito sulla rivista Ponte di Nona in merito al premio Letterario Arte Giovani Roma 2011. La versione PDF è qui: {filelink=7}
Ho rilasciato anche una dichiarazione, come potrete leggere.
Poi, tanto per andare su un tono meno impegnativo, sotto vedete la versione Evelyn Doll, creata da Fabio Labieni. Figa, non trovate? :p
Trovo sempre divertente quando un personaggio tratto dai miei libri entra nel mondo 3D 🙂
Primo: contest di Nemesis 2. Il vincitore è Marco Tamurri, che ha inviato l’email mercoledì 9 novembre, ore 22.32, con il titolo corretto. Riceverà il nuovo romanzo appena uscirà, data indicativa è maggio. Il titolo, quindi? Nulla, non ve lo dico. Lo troverete nel libro 🙂
Poi. Cassandra Clare, il quarto libro della serie Shadowhunters, che reputo un’ottima saga YA, una delle migliori uscite Mondadori nel genere, assieme a Hunger Games. Trovate la recensione su Urban-Fantasy.
Adesso mi aspetta il nuovo romanzo di Licia Troisi.
Prima i poi parlerò di chi ama strumentalizzare la rete per i propri fini. Prima o poi, al momento giusto. Per adesso preferisco leggere.
Con commentarium anche su Facebook. Ieri, invece, sono stato al Teatro Adriano dove si teneva l’happening Happy Birthday Web.Sul sito linkato potete capire di cosa si tratta.
Nulla di tecnico, quindi, ma un evento molto interessante dove, da una mera celebrazione dei risultati ottenuti con la nascita di Internet, si evidenziavano le fasi della sua crescita fino a fare un punto della situazione. Come sempre, non sono mancate le statistiche che hanno evidenziato come, ancora una volta, l’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda Internet e innovazione. Nulla di nuovo, fra l’altro, ma anche uno spiraglio di ottimismo, visto che è un mercato dove non c’è saturazione ma tanto da lavorare.
Interessante, inoltre, la parte riguardante i dati, la loro raccolta, trasparenza e la distribuzione al cittadino. Nonché web come blogging, che in alcuni paesi è sinonimo di libertà di parola (e.g. Egitto, Palestina). Infine, notevole l’intervento di Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web. Potrete trovare sempre i riferimenti sul sito.
Invece, ciò su cui vorrei soffermarmi è stato un altro intervento, di Gloria Origgi, che si incentrava sul tema “Vita sociale nel Web”. Ecco un altro mio tweet live:
The way we access a piece of content is more informative than the content itself #hbw11
Benché avesse solo dieci minuti a disposizione, il suo intervento è stato sintetico ed esaustivo, cogliendo a fondo la mistificazione dei social network dove spesso è più importante esserci, dire, linkare, quotare e retweetare che il significato del contenuto stesso. Addirittura la Origgi metteva in evidenza le differenze insite tra Facebook e Twitter, e il cieco quoting di siti di cui siamo folli estimatori.
In pratica, il concetto è chiaro: nei social network di oggi, tra le tante grida, fuffa, nickname, identità false, il contenuto nella sua forma intrinseca è del tutto accessoria. Non è importante fornire una vera informazione, la questione è esserci. Sempre e comunque, quasi una caccia al tesoro all’ultima news, evento, disastro, o sconvolgimento politico, editoriale, musicale.
Sempre sul pezzo, al nanosecondo, per buttare la nostra voce nello streamland, senza alcun valore aggiunto se non quello di gonfiare il proprio ego, tradotto virtualmente in amici, commenti, tweets.
In pratica, siamo al collasso dell’identità e della personalità. Io stesso ne ho evidenza ogni giorno, sui siti e social che frequento. All’inizio mi arrabbiavo, cercavo di far capire che tutto era mistificato, amplificato e manovrato.
Adesso lascio perdere, perché nessuno ha mai vinto le guerre contro i mulini a vento. Ma certo, sì, è un pericolo evidente, ancor più della privacy dei nostri dati. E’ la bittizzazione e la ghettizzazione della nostra intelligenza. Della nostra capacità di ragionare. Perché? Perché non c’è più tempo. Questo, forse, sarà il WEB 3.0, la rete al secondo. Poche informazioni, 160 caratteri di cui ne leggeremo la metà, un click rapido per retweettare, condividere, assegnare il famoso “Like“. L’importante, in quel nanosecondo, è non passare inosservati. Abbiamo il dovere di esserci.
Oppure, se vogliamo, è solo un’evoluzione, la transgenesi dei fenomeni di socialità collettiva, volgarmente definitivi un tempo come “mandrie di pecore”. Fenomeni che in passato sono stati però le scintille di fanatismi politici e religiosi. E la storia ci insegna come è finita.
Cambia il mezzo, muta nel tempo, ma non il risultato. Ci soffochiamo sempre nello stesso modo.
A volte, forse, occorre tornare nella dimensione della normalità. Quella dove esistono un nome, un cognome, un volto e un po’ di carne. Dove ci sono due mani ancora capaci di stringersi, due persone in grado di interagire, uno di fronte all’altro, senza muri virtuali né doppie identità. La frantumazione dello streamland a favore delle tre dimensioni. E, chissà, talvolta occorrono anche due piedi, per girare la città che viviamo fisicamente, e soffermarci anche a spettacoli del genere. Come vedete sotto.
Alla fine cosa perdiamo? Sono solo pochi secondi, schiacciati dall’eternità del web.
Ieri sera ho visto la puntata Pilot della nuova Serie TV American Horror Story.
Trascorsi i primi 5 minuti, era chiaro il leitmotiv: casa infestata di fantasmi. Un cliché vecchio come il cucco. Eppure.
Ricordate Misfits? Anche quel telefilm si basa su un cliché rodato e abusato, se vogliamo: ragazzi con superpoteri. Misfits era riuscito nell’impresa di realizzare una sceneggiatura originale, ruvida e inedita.
American Horror Story segue le stesse orme, almeno così appare dal pilot. Ciò che esce dallo schermo non è tanto il fantasma psicopatico che miete vittime tra i nuovi inquilini della casa ma, dopo i primi minuti, ci accorgiamo che il vero horror non è il fantasma, ma la famiglia stessa.
Tanto per chiarirsi: AHS è una serie TV assolutamente per adulti, bollino rosso. Per i temi trattati, come l’autolesionismo, l’adulterio, lo psicodramma, il sesso. Il tutto incastrato alla perfezione, in modo credibile. Personaggi che sanno recitare, che non ci ripropongono la solita saga familiare americana né l’amore adolescenziale. C’è la scuola, ma non per mettere in luce il bello e dannato di sui si innamorerà la protagonista, ma per evidenziare il disadattamento sociale. C’è il pater familias, che vive il suo dramma di adultero affogando nelle sue debolezze. C’è una madre, incapace di superare il dolore di un aborto, che cova la sofferenza per un marito che l’ha tradita aggrappandosi alla disperata ricerca di voler tenere una famiglia unita. C’è una figlia, che si innalza nella sua solitudine e incomprensione, che cerca l’affetto di una metà che rifletta la sua stessa inquietudine.
E ci sono ovviamente l’horror, il surreale, la tensione. Una buona fotografia e dei dialoghi che funzionano.
Ma ciò che più mi piace è la capacità di usare un tema trito e ritrito come la casa infestata e tirare fuori una sceneggiatura sopra le righe che funziona veramente. Chapeau.
Una serie da seguire con attenzione.
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