Nuovo aspetto al sito!


Dopo più di un anno era giunto il momento di dare una rinfrescatina al sito.

Via l’effetto bosco di notte, che fa molto fatina. E, seguendo il partito “uccidiamo le ultime stramaledette fatine ancora in vita”, ho deciso di cambiare.

Colori freddi, molto mac style, per una più facile lettura.

What do you think?

Full Stop.

Non è bello un post impopolare di martedì. Pace, lo scrivo lo stesso.

Stop con l’invio dei manoscritti. Da oggi li metto tutti in pausa e cancello i nuovi arrivi. Le motivazioni, oltre al tempo ormai inesistente, sono le seguenti:

a. Inutile che mi mandiate poesie. Le ultime decenti che ho letto – controvoglia – è stato alle superiori. Non mi intendo di poesia, non saprei che dirvi

b. Non sono un editore e non lo sarò mai. E non sono neppure un agente

c. Se scrivete alla mia mail, credo sappiate che sono uno scrittore. Ecco, sarebbe carino che se mi contattate:

c1. lo state facendo perché avete letto qualche mio libro e mi apprezzate come autore

c2. non avete letto un cacchio di me, ma sapete almeno che scrivo romanzi di genere fantastico

Allora, non parlo di email in cui si chiedono consigli. Quelli li do volentieri. Parlo di email in cui mi si chiede un parere sul proprio lavoro, e anche una spintarella verso qualche editore.

Ecco, mi spiace, ma visto il 99% dei casi non appartiene ai punti a), b), c1), c2), questo sarà il mio atteggiamento. Perché l’invio broadcast implica uno scarso rispetto del mittente e del destinatario.

Comunisti!

Donc, periodo piuttosto incasinato. Il tempo libero dedicato alla revisione di “Mad for Madonna”, e questo implica togliere spazio altrove, ossia a questo blog.

Non disperate, prima o poi tornerò a respirare. Poi, si sa, ci si abitua all’apnea.

Volevo segnalarvi un articolo interessante su Marx e il Comunismo, nel sito RimedioUniversale.it. Mi pare abbia le premesse per essere una buona lettura, a prescindere dal colore dei vostri boxer.

Inoltre, mi piace come l’autore del post, Valberici, “parla”. Lo fa in modo semplice, chiaro e con un pizzico di ironia. Una dote non banale, che servirebbe a metà degli scrittori viventi e non.

A bientôt.

Un paese Berluscocentrico

Leggevo questo post di Dazieri, credo che riassuma in modo esaustivo due concetti di cui volevo parlare da tempo. Sì, abbiamo già discusso della “questione” Berlusconi più volte. Della sua politica, della situazione del nostro paese, dei suoi divertimenti alla luce del sole. Più o meno.

Ma forse non mi sono mai soffermato a pensare alla sociologia insita in un paese cronicamente berluscocentrico. Perché è vero, Berlusconi ormai è citato più del Padreterno. Accade a tutti noi, in ogni luogo, in ogni colore, in ogni paese al mondo. Il premier è citato da chi crede alle sue azioni politiche, ai suoi imbrogli, alle sue illusioni. E’ citato dai giovani e dai vecchi, da anni oggetto di satira in TV, Re incontrastato del Bunga Bunga, onnipresente nei nostri pensieri e nei nostri sfoghi di rabbia e di gioia.

La natura berluscocentrica non può essere più vera e concreta, specchio della realtà che ci circonda. E se prima gli oppositori tentavano di smascherare una politica di illusione che nascondeva una volontà di leggi ad personam, è stato proprio il berluscocentrismo a far cadere l’ultimo baluardo. Perché non c’è più nulla da scoprire, obiettare, dubitare. Tutto è alla luce del sole: frasi razziste, uscite fuori luogo, legalizzazione dell’illegale. La limpidezza della disonestà che diventa cristallina e sfacciata.

Berluscocentrica è sempre stata l’opposizione della sinistra, e questo ne ha causato il fallimento. Il premier ne è sempre stato cosciente, si è fatto scudo con l’odio degli avversari per far crescere la simpatia (e i voti) nei suoi confronti.

Berluscocentrico sarà anche il dopo Berlusconi, il dopo 6 aprile o quando mai sarà. Un politica che da un lato prenderà ciò che di buono c’era nel berluscocentrismo, dall’altro sparerà ancora fuoco e veleno su ciò che è stato irrimediabilmente rovinato.

Berluscocentrico sarà l’alibi che tutti innalzeranno come bandiera. Destra, sinistra, centro.

E se pian piano forse intravediamo una nuova alba, il rischio è quello di rimanerne delusi. Felici di aver abbandonato la Berluscocirconferenza, ci potremmo accorgere di seguire dei binari che non tracciano più un cerchio, ma una spirale. E di finirci nuovamente dentro.

Mad for Madonna

Proprio ieri la Signora Ciccone ha vinto l’ennesimo Grammy Award come best remixed recording grazie a “Revolver”.

Ricordate? La trovate anche in Nemesis.

Ecco, oggi vi posso comunicare che la biografia “Mad for Madonna“, per Castelvecchi, è in uscita per Aprile.

Edit: per chi volesse altre news, le trovate sul sito della Feltrinelli. Su Amazon è invece scontato.

11° the end

Giorni di silenzio, per chi segue questo blog avrà capito il motivo. Chiusura di Nemesis 2, come sempre ogni energia è stata convogliata per chiudere il libro. Finale che mi soddisfa, ho fatto quello che dovevo. Qualche concessione, stavolta, ma non vi dirò di più, c’è ancora tempo.

Sensazioni? Le solite. Felicità per essere libero da quella storia che mi assillava da mesi, gioia per un lavoro che mi convince, ma che odierò profondamente in seconda stesura. Così deve essere, altrimenti non potrà mai funzionare.

Pausa? Sì, ma di pochi giorni. Sto per iniziare un nuovo progetto e sono elettrizzato. Romanzo che ha una lunga storia travagliata. Ideato nel 2008, setup del 2009, ripreso e abbandonato più volte per un semplice motivo: non mi sentivo ancora pronto per scriverlo. Troppo complesso, troppo sporco, troppo buio, troppo difficile.

Adesso sono pronto. Tabula rasa e si rinizia. Senza paura, senza costrizioni né inibizioni.

Ci sono voluti 6 anni, 8 libri pubblicati e 11 scritti. E la decisione di una svolta definitiva per la mia carriera di scrittore.

Vi auguro un buon week end, e vi segnalo l’intervista sui Duri della Palude, by Filomena Cecere: Francesco Falconi l’uomo e lo scrittore.

Lo chiamavano esordiente

Dunque, prima del post di oggi, una piccola premessa. Non ritengo che si debba frequentare una particolare scuola media superiore o università per diventare scrittore, e che quest’ultimo possa aver studiato materie scientifiche, essere un avvocato, un dentista, un ingegnere, o quello che gli pare. Perché la cultura è trasversale e non si acquisisce esclusivamente a scuola. Però, permettetemi, quando uno come Fabrizio Corona si improvvisa scrittore, i dubbi vengono eccome. E ci sarebbe tanto da dire, imprecare e quant’altro. Fatelo voi nei commenti. Stavolta non censurerò le parolacce, lo prometto.

Invece volevo parlarvi del mestiere dell’esordiente, iniziando col commentare un articolo che ho letto su Facebook, cioè: “CARI ASPIRANTI SCRITTORI, VOLETE ESSERE LETTI DA ME? PAGATEMI. (Massimiliano Parente per il Giornale, 7 febbraio 2011)”. (Fra l’altro, perdonatemi il campanilismo, lo scrittore è nato a Grosseto come me).

Comunque, la mailbox di Parente è intasata di manoscritti di giovani esordienti. La mia non è intasata, perché tutto viene girato su Gmail che per fortuna concede Giga di spazio. Ma ne ricevo anch’io, non tutti i giorni ma almeno 2-3 a settimana. Allora, come ho detto in passato, felice di dare un aiuto, specialmente se con queste persone esiste un certo tipo di rapporto, virtuale o meno. Ma non sono un editor, benché con il tempo abbia affinato tecnica e sappia dove mettere le mani. O la penna. E non sono un editore. Non sono un’agenzia.

Quindi? Quindi chi se ne frega. Con alcuni editori ho un rapporto di fiducia e stima, se trovo una perla sono felice di girarla perché (per quanto si creda ai complotti) sono sempre in cerca di buoni romanzi.

Interessante, divertente e terribilmente vero questo passaggio di Parente:

al mio disiniteressato consiglio di smettere di scrivere e cominciare a leggere, eccomi trasformato in «pezzo di merda, pallone gonfiato, infimo essere presuntuoso, orribile scracco di verme schifoso».

Ammetto, con pentimento, di non essere riuscito ad andare oltre uno sdolcinato “c’è davvero molto da lavorare…”. Perché l’80% dei manoscritti che ho letto fanno a cazzotti con l’italiano. Non parlo di refusi, stili redazionali. Parlo di “ha” senza h, di doppie z a profusione, di congiuntivi lanciati come durante la semina del granoturco. Allora mi chiedo: la maestra alle elementari giocava a ramino durante la lezione? Oppure a sudoku, tanto per essere più moderno? Possibile. Ma esiste anche una seconda innegabile verità: l’esordiente non legge. Perché se lo facesse, a forza di sfogliare le pagine, a forza di guardare quell’inchiostro che imbratta la carta, almeno per osmosi certe regole dovrebbe impararle. Che ne so, un piccolo dubbio, della serie: “Ah, mi suona male, controlliamo il dizionario e la grammatica va’…”

Niente da fare. La cosa peggiore è la mail, detta anche lettera di accompagnamento. Mi danno del lei, mi danno del voi (in tal caso cancello subito la mail), mi chiedo se almeno sanno cosa ho pubblicato. Probabilmente no, perché nessuno inizia educatamente dandomi un’opinione sui miei libri. Perché, dovrebbe? Non sia mai.

Ma passiamo oltre. Un esordiente mi disse: “Io sono uno scrittore atipico. Scrivo ma non leggo.” Ecco, te non sei atipico, proprio non sei.

Poi c’è il delirio di onnipotenza, quello più frequente. Esempi: “Alla Fazi è piaciuto, sono indeciso però per la successiva proposta della Mondadori. Anche se la Feltrinelli mi ha detto che…”. Onnipotenza sinonimo di pazzia. Perché, voglio dire, se il tuo bestseller ha conquistato editori di tutto rispetto, cosa desideri dal qui presente? La benedizione o l’estrema unzione?

Si passa quindi all’amore familiare: “Mia madre dice che è stupendo!”, oppure all’amicizia pura e casta: “Guarda, il mio migliore amico mi ha costretto a pubblicarlo, dopo aver fatto le 4 di notte pur di finirlo”.

Infine, la lettera strappalacrime, in cui si narrano di drammatiche esperienze personali e come tali traumi abbiano scatenato questo morbo irrefrenabile che ha costretto l’esordiente, adesso vittima di un fato ineluttabile, a liberarsi di questa sofferenza. Per scaricarla sugli altri, come una patata bollente.

Quindi? Soprassiedo in genere. Non do peso a queste cadute di stile, sono errori commessi per ingenuità. O almeno così penso, confido nella buona fede. Però, quando ho tempo, scavo tra le parole. E trovo un sinonimo maledetto. E una sfumatura lessicale. E un aggettivo nascosto. Perché, sì, è naturale. C’è un complotto che farebbe impallidire Wikileaks. Senza spinte non si diventa velina. Senza conoscenze non si diventa scrittori. Senza l’amico, il parente, il politico e lo zerbino. E può essere anche vero. Per tirare fuori un libro che avrà il successo di quello di Corona. Oppure per finire a bussare alla Albatros.

La cosa peggiore è l’illusione che il nome dell’esordiente rimarrà nella storia della letteratura. Pensate che sfiga. Il mio cognome è già stampato nella storia, anche se al singolare.

Ciò che spinge a scrivere è il desiderio di diventare famosi. Di essere ricchi. Di svegliarsi la mattina, mentre tutti si incazzano in tangenziale, farsi una bella colazione in veranda, guardando il panorama mentre gli uccellini cinguettano. E quindi mettersi a scrivere il successivo libro, quello che venderà un milione più del precedente. Ma pochi minuti dopo, purtroppo, squilla il telefono. Arriva una mail. Bussa il postino. E c’è chi ti chiede l’intervista, chi la videointervista, chi la partecipazione in radio, un cammeo al Grande Fratello, un balletto ad Amici, l’entrata trionfale al Teatro Ariston.

Come una spirale, si torna al punto di partenza. Povero scrittore affermato! Come potrebbe trovare il tempo per leggere? Ergo, meglio smettere da giovani.

E, già che ci siamo, smettiamo anche di scrivere.