Recensioni semiserie e sintetiche, vi avverto. Tanto per ridere un po’ in questo martedì così lontano dal venerdì. E ieri era pure lunedì, che vi devo di’,
Dunque, le mie ultime letture.
Buio. Fazi. Elena Melodia.
Mi ha convinto. Ho impiegato qualche capitolo per entrare nella storia e nello stile dell’autrice, ma forse è il freddo che mi congela le meningi. Dopo questo sforzo iniziale, il romanzo procede che è una meraviglia. Protagonista perfettamente delineata e sui generis, ritmo sempre più incalzante, atmosfere cupe e un vortice di eventi che ci porta direttamente al finale… che non c’è. Ecco, visto che i lettori internauti sono in genere cattivi e non posso permettermi di essere demodé, se devo fare una critica al romanzo è proprio su questo punto. Troppo reticente. Svela troppo poco. Critica che fu affibbiata anche a me per Prodigium 1. Prendi e porta a casa, Francesco.
Anyway, a Lucca Comics ho avuto il piacere di parlare con l’autrice, e so cosa accadrà nei prossimi volumi. Qualcosina, s’intende. Ed è una figata. Davvero una figata. Quindi, leggete ‘sto libro, ne vale la pena.
Shiver, Rizzoli, Stiefvater.
Nessun brivido da parte mia. Motivo? La trama che ha buchi grossi come una casa.
Allora, si parte da un’idea abbastanza originale. ‘Sto licantropino che si trasforma non con la luna piena ma a causa del freddo. Ergo, inverno lupo, estate ragazzotto emo. E fin qui ci piace, niente da obiettare Ovvio, dopo due pagine sorge spontanea la domanda: “Tesorini, ehi, voi due che vi struggete e vi amate tanto? Cioè, se il problema è la temperatura, andatevene ai tropici no? Le fughe d’amore esistono dal medioevo, svegliaaaaa!!”
Niente, l’autrice non mi caga per 200 pagine. Alla fine mi ascolta, ma mi liquida con 3 righe poco convincenti. Il licantropino termosensibile, se si sposta ai tropici, diventa ancora più suscettibile alla temperatura, tanto che basta l’aria condizionata per farlo trasformare (EH?!!? Che ti sei fumata, cara?).
Allora, tanto per mettere ‘na pezza, un amico del licantropino suggerisce: “E le zone dell’equatore?”
“Ma è da folli!!”
Hum. Perché? Cioè siete pronti a cavarvi il cuore con un coltello per amore e non prendete cinque o sei low cost per andare in una delle zone dell’equatore?
Ecco, concludo qui. Il resto della storia può anche funzionare, ma è un castello di carta, mi spiace.
Everlost, Piemme Freeway, Shusterman.
Non mi è dispiaciuto, ma non mi ha fatto impazzire. Si parte da un tema trito e ritrito: fantasmini a cavallo tra di qua e di là.
Durante le prime cento pagine cala la palpebra, poi il ritmo si fa più serrato fino al finale ricco di colpi di scena. Cosa non va? Le idee. Sono state sfruttate malissimo. Donc, il tema fantasmino l’abbiamo visto troppo volte. Da Ghost in giù, queste essenze eteree che passano attraverso le porte, vogliono a tutti i costi raccogliere un sasso (pregunta: vi dava fastidio ‘sto cavolo di sasso per terra?), s’infilano nei corpi della gente e iniziano a parlarci come psicopatici. E fin qui ci siamo. Ma Shusterman (dopo che ti sei distrutto la lingua per pronunciare il suo cognome) tira fuori delle idee davvero interessanti. In questa specie di limbo non ci stanno solo le persone, ma anche le “cose morte”. Ecco apparire le Torri Gemelle, per esempio. E uno “wao, che idea figa” nasce subito. Perché l’ambientazione è cool, vince. Niente, Shu-qualcosa la usa poco e male. Era il punto forte del suo libro, più di quel maledetto sasso che si muove-non si muove, ma l’ha sfruttata poco. Peccato.
Adesso sto leggendo Hunger Games, Mondadori, Collins. Mi sta piacendo.
Aspettando mercoledì, un saluto a tutti da qui.