Domani sarò a Milano per un progetto particolare… di cui ancora non vi posso dire nulla. 🙂 Se non ci saranno intoppi, per fine anno il mistero sarà svelato.
Per il resto, ieri sera come sapete è iniziato il Festival di Sanremo. Sinceramente sono anni che non mi interesso più al Festival, ormai è diventata una macchina succhiasoldi che non produce più nulla di interessante. Anacronistica, sagra del matusalemme, riciclo delle anime pie della musica. Lontana anni luce da ciò che è oggi la discografia, lontana dai molti giovani che acquistano solamente online e da quei pochi che ancora sono affezionati al CD. Pochi talenti, per assurdo è migliore un programma come XFactor, che sicuramente non offre un cachet di un milione di euro per il suo conduttore. Ecco dove va a finire il canone degli italiani, per pagare lo stipendio a Bonolis che legge tutte le sue battute su un televisore.
Nulla di nuovo all’orizzonte, s’intende. Tranne per Benigni che ha portato l’arte a Sanremo. Irresistibile, vulcanico, travolgente come sempre. Battute divertenti e sagaci, che non risparmiano il suo amatissimo Berlusconi, l’invisibile sinistra, facendo sorridere perfino su Mina e Iva Zanicchi. Come sapete non approvo sempre al 100% Benigni, perché ogni tanto il nostro mattatore non sa arginare le sue esondazioni. E quando, seppur scherzando, dice che “la sicurezza della cena” è preferibile “alla sicurezza della pena”, sinceramente non sono d’accordo, neppure se detto in modo sarcastico. Sono problemi distinti, non per questo meno gravi. Lo chieda alla madre della ragazza stuprata alla Caffarella se preferisce una cena o sua figlia salva.
Lo so, si fa satira, ma su alcuni punti non transigo.
Ma Benigni si risolleva nel finale. Stupenda la sua lettura di Oscar Wilde in difesa degli omosessuali, benché glissi sul (pietoso) Povia. Attimi magici, in cui interpreta la poesia di Wilde. Esatto, senza leggere da un gobbo, con la sua capacità di arrivarti dritto al cuore.
Benigni, ci manchi, ti apettiamo.